Eliski in Val Formazza: Montagne perdute?
Ricevo una lettera dall’amico Marco Tosi, che è Guida Alpina e gestisce un rifugio, che solleva il problema dell’avvio dell’eliski in Val Formazza. Ho deciso di pubblicarlo, così iniziamo un po’ di dibattito sulla questione. Anni fa avevo curato i servizi sulla rivista Montagnard sia per la manifestazione sull’eliski in Valgrisenche che per la costruzione della funivia di Cresta Rossa. Quello di Marco è un racconto intenso di spirito delle montagne, come al solito ci saranno pro e contro, come al solito sarai (o magari saremo in tanti…) come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Curioso che qualche giorno fa i media nazionali abbiano diffuso la notizia che in Marmolada è stato vietato l’eliski, che invece vuole aprire una nuova pagina sulle montagne ossolane. Staremo a vedere, per ora leggete questo racconto.
Di Marco Tosi
SIC, SIC, lacrimuccia?! Nooooo, Sito di Interesse Comunitario. Nel senso che ognuno può farci i propri interessi? ZPS, la sigla di una gara di sci alpino?! Nooooo, Zona a Protezione Speciale.
Ahhh, quindi una zona che viene recintata a guisa di fortezza e, se riesci ad entrarci, dentro ci puoi fare quello che vuoi, rave notturni con le motoslitte, gare di SUV, QUAD e JEEP (il trio dell’Apocalisse), caccia indiscriminata, voli in elicottero per diletto, impianti, gasdotti, bacini, dighe, ecc, ecc, ecc?!
E tutti i libricini, opuscoli, depiant carinissimi che mi decantano silenzio, erba mutellina, galli forcelli e natura incontaminata?
Ma quelle sono favolette a cui non crede più nessuno, neanche i bambini, che quando gli parli di Babbo Natale, della Befana e del topino dei denti ti ammiccano con compatimento.
Una provocazione ma non così lontana dalla realtà delle nostre Alpi.
Montagne Perdute?
Percorro l’ultimo tornante ancora al buio ma spengo la lampada frontale e la ripongo nello zaino, un gesto che spesso faccio quando sento il bisogno di luce, anticipando l’alba ed esortandola a svegliarsi e a scandire il ritmo della mia giornata.
Un’ultima occhiata alle luci di una Riale assonnata e mi infilo nel vento della val Toggia, duecento metri che mi obbligano a tirar su la zip del dolcevita e a calare la fascia Monte Zeus sulle orecchie.
Percepisco la presenza del rifugio Maria Luisa, celato da una collinetta, lo saluto come si fa con un amico e sterzo sulla destra verso i laghi Kastel e l’omonima bocchetta. Così facendo abbandono la traccia della motoslitta (o del Quad cingolato!) e mi ritrovo con 40 centimetri di fresca da battere.
La fatica aumenta ma la neve è soffice, appena nata, l’attrezzatura leggerissima e il motore caldo. Ho il privilegio di assistere ad un’alba di una bellezza che non credevo possibile, le tinte viola ed arancio di una fine del mondo, e, nella commozione di quegli attimi, vivo al contempo il dispiacere di non poterla condividere con le persone con cui mi sento in sintonia. Allora mi fermo nel vento e chiedo a lui di portarla loro in dono.
Velocemente mi alzo lungo il grande canalone, cercando la linea più sicura ma che al contempo appaghi il senso estetico, in sintonia con le mie geometrie.
Alla bocchetta un volo di pernice mi spaventa, assorto com’ero nell’ascoltare il battito del cuore ed il ritmo interiore. Sorrido di questa sorpresa, mi abbasso cauto verso il ghiacciaio e mi inoltro in un silenzio che non è solitudine ma appagamento, pura gioia e riconoscenza.
In un attimo che mi porterò dentro a lungo raggiungo la crestina finale e, calando gradualmente il ritmo, la vetta del Basodino. Mi piace raggiungere la cima in condizioni di lucidità per poter meglio assorbire l’energia speciale di quei luoghi e suggellare la mia amicizia con i monti che mi circondano, cercando di individuarne qualcuno nuovo.
Mi preparo a vivere l’esperienza rara di essere il primo a disegnare curve nel manto perfetto che sta ai miei piedi, cercando di essere leggero, delicato, cadenzato, in equilibrio con la neve e con me stesso. Mi accingo a creare la mia opera d’arte!
Ma la quiete assoluta che mi ha avvolto e permeato viene rotta da un rumore lontano, che inizialmente non riconosco ma poi individuo come un volo d’elicottero. Mi chiedo chi mai possa aver bisogno di un soccorso a quest’ora, sono le otto del mattino, e vedo il mezzo che si dirige verso di me, verso la cima. In un attimo si ferma cento metri sotto la cresta e vomita sul ghiacciaio un gruppo di sciatori.
Corro sulla cresta per cercare di raggiungerli e superarli ma quando arrivo agli sci loro sono già partiti, profanando un pendio che non hanno meritato, rovinandone la poesia. Mestamente ritorno alla bocchetta e poi alla macchina nell’angoscia del rumore di altre rotazioni, pensando ad altri luoghi dove poter trovare un po’ di pace.
Ma questi sono i miei luoghi, sono le mie montagne, perchè dovrei abbandonarle?
Dopo aver manifestato anni fa contro l’eliski in Valgrisanche insieme a MW durante un Tour du Rutor ed essere stato insultato per le scritte che riportavo sulla tuta (NO ELISKI), dopo aver protestato animatamente contro la strada della val Vannino ed essere stato deriso dalle genti Walser, dopo aver protestato in un’intera stagione di skialp contro la funivia di Cresta Rossa coinvolgendo tante persone ed essere stato minacciato durante un trofeo Mezzalama da Guide Alpine locali, sono disposto, per quello che può servire, a lottare contro l’Eliski in alta val Formazza, convinto di essere nel giusto e fiero se sarò ancora una volta crocifisso.